Gastronomia e cinofilia Come molti sapranno, la
nuova edizione della "Prova del cuoco” non è più condotta da
Antonella Clerici, che è stata sostituita da Elisa Isoardi. La
sostituzione della signora Clerici non è stata certamente, almeno
per me, un gran dolore, anzi, al contrario. Mi "consolo” pensando
che è andata a cercarsi la sua Waterloo a "Portobello”. Io,
avessi un centesimo della immane montagna di soldi che ha lei, non
andrei magari a Sant'Elena, ma certamente in luoghi ameni dove non ci
sono pensieri, c'è un bel clima e ci si può immergere nel mare e
nel dolce far nulla, godendosi la vita oziosa: "... nunc veterum
libris nunc somno et inertibus horis ducere sollicitae iucunda
oblivia vitae ...”. E il problema Clerici sarebbe definitivamente
risolto. Ma quest'altro, il problema Isoardi? Io mi chiedo, e vi
chiedo: come è possibile presentarsi ogni santo giorno vestita da
pijama party, con le babbucce, i calzoni del pigiama, a strisce, a
metà stinco, alla "sompafossi”, e la camiciola? Non si sa
muovere, non sa parlare, fa spesso confusione, si vede lontano un
miglio che se la Clerici notoriamente non sapeva cuocere un uovo lei
ancora meno. Ha una voce e un modo di parlare che sono l'antitesi
della telegenia. Insomma, un pesce fuor d'acqua. Anche il taglio
della trasmissione (ma su questo non so se la conduttrice abbia un
ruolo) è fortemente decaduto, non suscita più alcuna curiosità ed
alcun interesse. Io dubito che, come si dice in gergo calcistico,
arrivi a mangiare il panettone, ma credo proprio di no, a meno che la
Rai sia totalmente a corto d'idee e di alternative (il che è non
probabile, bensì sicuro). Ma nelle cose brutte, specie se di poca o
nulla rilevanza, si può talvolta sforzarsi con successo di trovare
qualcosa di positivo. Mi pare di ricordare che la giuria cambia,
ahimè, ogni settimana. In ogni caso questa settimana ne faceva parte
Igles Corelli, il Principe, il Maestro di color che sanno, della
gastronomia e della ristorazione italiana. Persona affabile,
cortese, di innata simpatia, basta la sua presenza per risollevare le
sorti di un programma nato sotto pessimo auspicio. È un artista, una
delle più eminenti figure del panorama culinario nazionale. Non
voglio fare paragoni, ma il suo stile e la sua dottrina sono
superiori, talvolta di anni luce, anche in confronto ad altri suoi
colleghi altrettanto famosi e celebrati. Io ho avuto la fortuna di
conoscerlo, e di intrattenermi a colloquio con lui, ahimè tanti, ma
tanti anni fa.
Dai tempi del mitico
Trigabolo di Argenta, ma poi soprattutto della Tamerice, a Ostellato,
nelle valli del Mezzano. Quanti dolcissimi ricordi, dolcissimi al
punto da essere quasi insostenibili per la nostalgia che alimentano
nell'animo. Come avrete sicuramente capito, non è solo il grande
Igles Corelli a suscitarmi questi pensieri e questi sentimenti. Or
non è più quel tempo e quell'età. I raduni al Mezzano, che dalla
piazza del municipio di Ostellato si trasferirono poi proprio in
prossimità della Tamerice, le grandi gare di quei tempi, Coppe,
Campionati, insigni personaggi, e altrettanto indimenticabili cani. E
un'atmosfera radicalmente mutata, in peggio, è ovvio. Molto in
peggio. Quando Igles si trasferì a Ostellato era, mi pare, il '96.
Io avevo iniziato a frequentare il Mezzano da ventidue anni. Ma
l'arrivo di Corelli incide, e rende ancor più dolce il ricordo di
certi eventi meravigliosi, grandi Derby, grandi gare. Poi la più
splendida, la più grandiosa, la più fantastica ineguagliata e mai
eguagliabile palestra europea della Grande Cerca è svanita come la
nebbia che non di rado aspettavamo si diradasse al mattino, in attesa di iniziare gli allenamenti o le gare. Ricordo con
ineffabile piacere le lezioni di cucina che Igles mi impartiva, ma
con il suo elegante impareggiabile savoir faire, specie quelle sui
beccaccini e su gli altri animali di palude.
Ora Igles è sempre più
giovane, sempre più in forma, e destinato a continuare a dominare la
scena per decenni. Il Mezzano, invece, non c'è più. Chissà la
Tamerice che fine avrà fatto. Se uno si affaccia alla finestra della locanda nelle
notti di primavera gli accadrà come si narra a proposito di Eclipse,
il padre del purosangue. Udrà nei notturni silenzi il galoppo di
Ribot della Noce pulsare i campi di torba.
Ah, perché, perché sul
ciglio una lagrima spuntò.
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